08/03/415
Famosa filosofa neoplatonica e scienziata, dirigeva l'Accademia che aveva sede nel Tempio del Dio Serapide di Alessandria d'Egitto. Invisa all'Arcivescovo Cirillo, Dottore della Chiesa, fu trucidata atrocemente dai Monaci Parabolani che costituivano la sua guardia del corpo. Al comando di Pietro il Lettore, braccio destro dell'arcivescovo che le cavò gli occhi con le unghie, la scarnificarono con conchiglie taglienti e ne gettarono i resti nell'immondezzaio. Compiuto il delitto, sempre su ordine dell'arcivescovo, ridussero in cenere la biblioteca di Alessandria che contava 700.000 volumi.
Figlia del matematico Teone, fu una donna di lettere e di scienza, a capo della scuola neoplatonica di Alessandria, all'epoca parte dell'Impero romano d'Oriente, dove insegnò filosofia e astronomia.[2] È la prima matematica la cui vita sia ben documentata.[3]
Durante la sua vita, Ipazia fu riconosciuta come una rinomata insegnante e saggia consigliera. L'unica fonte che elenca le sue opere, l'enciclopedia bizantina Suda, le attribuisce un commento alla Aritmetica in tredici volumi di Diofanto di Alessandria, che potrebbe essere sopravvissuto in parte venendo incorporato nel testo originale di Diofanto, e un altro, andato perduto, sul trattato di Apollonio di Perga sulle sezioni coniche. Fu anche coinvolta nell'edizione e nel commento del Libro III dell'Almagesto di Claudio Tolomeo portata avanti da Teone.[4] Fu in grado di costruire astrolabi e idrometri.
Pur non essendo cristiana, Ipazia era nota per la sua tolleranza nei confronti dei primi cristiani: ebbe molti studenti cristiani, tra cui Sinesio di Cirene, successivamente eletto vescovo di Tolemaide. Fino alla fine della sua vita, Ipazia consigliò Oreste, allora prefetto d'Egitto, che era in aperto conflitto con il vescovo Cirillo di Alessandria. Le voci secondo cui Ipazia avrebbe alimentato il conflitto tra Oreste e Cirillo facendo uso di arti magiche spinsero una folla di cristiani[5] forse guidati da monaci cristiani parabolani,[6] nel marzo del 415, ad assassinarla, smembrarla e bruciarne il corpo. In particolare, furono incitati a uccidere Ipazia da un capo spirituale di nome Pietro, sotto l'influenza di Cirillo di Alessandria
Fonte: Wikipedia
